Emergenza Coronavirus: Aumentano i casi di balbuzie infantile

Sad illness child on home quarantine. Boy and his teddy bear both in protective medical masks sits on windowsill and looks out window. Virus protection, coronavirus pandemic, prevention epidemic.
Sad illness child on home quarantine. Boy and his teddy bear both in protective medical masks sits on windowsill and looks out window. Virus protection, coronavirus pandemic, prevention epidemic.

A cura di

ALINT-LOGOPEDIA INTEGRATA

ASSOCIAZIONE C.R.eT.A.

I limiti del mio mondo sono i limiti del mio linguaggio,

i limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo”

Ludwig Wittgenstein

Dopo la chiusura dei nostri Studi di Logopedia, avvenuta nei primissimi giorni di Marzo 2020 per l’emergenza Covid19, venivamo, da una parte, sollecitati dai nostri pazienti a proseguire i trattamenti di riabilitazione online (sono stati da subito attivati interventi di logopedia in modalità telematica), dall’altra ricevevamo molte nuove richieste di valutazione, soprattutto, da parte di genitori per bambini molto piccoli, dai due ai sei anni.

La maggior parte delle richieste di valutazione logopedica riguardava infatti bambini che avevano iniziato a balbettare durante il periodo del lockdown. Ci siamo trovati di fronte a un aumento considerevole di richieste, che richiedeva un intervento tempestivo. Questa esigenza si è evidenziata sempre più anche alla riapertura degli Studi, ovvero il 3 Giugno, quando le maggiori domande di valutazione riguardavano appunto bambini piccoli balbuzienti. I piccoli pazienti mostravano, secondo il racconto dei genitori, maggiore nervosismo, frequenti conflitti con i fratelli o sorelle maggiori, oppure contrazione di comportamenti con frequenti isolamenti e scarsa motivazione all’interazione comunicativa verbale. I bambini alla valutazione apparivano collaboranti e quieti oppure vivaci e inafferrabili. In un caso, non è stato possibile farli parlare per verificare il tipo di balbuzie. Prima dell’apparizione del sintomo, questi bambini conducevano una vita da bambini senza altri disturbi o problemi.

È da considerare, che se noi siamo sistemi complessi, i bambini lo sono senza avere dalla loro parte l’insieme dei processi adattivi dati dallo scorrere della vita e della continua riorganizzazione alla quale essa ci obbliga.

I bambini sebbene abbiano strumenti adattivi infantili, sotto l’effetto del lockdown, che è stato prorompente e distruttivo allo stesso tempo, sono stati stravolti nei loro parametri relazionali, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo.

Nel senso che non erano abituati alla presenza continua di uno o di entrambi i genitori, oppure dei fratelli o sorelle dentro casa così a lungo; per cui queste nuove forme di convivenza protratta nei giorni e settimane, è come se li avessero costretti a un repentino “adattamento” comportamentale e comunicativo, come se avessero dovuto improvvisamente riorganizzare tutto il sistema relazionale e comunicativo.

Infatti nello stesso momento sono venute a mancare le relazioni con il mondo esterno, il loro il contesto scolastico, la frequentazione dei coetanei, la figura dell’insegnante, nonché il contesto di gioco e di apprendimento.

La soglia della frustrazione si è abbassata notevolmente e la qualità comunicativa si è alterata.

Considerando che la balbuzie o disfluenza nel comunicare (difficoltà di esprimere con la parola ciò che è estremamente chiaro nel pensiero) ha, secondo la nostra esperienza, una base di alterazione della fisiologia della fonazione che abbiamo riscontrato avere sede nel corpo (respirazione orale, scarsa motilità linguale da frenulo sublinguale alterato).

In una situazione così straordinaria e inedita, la balbuzie ha potuto evidenziarsi, forte anche di un contesto psicologico molto difficile da sostenere per i bambini, che si sono trovati costretti a dover accettare le nuove regole imposte dalla pandemia di Covid: le restrizioni delle visite (nonni, parenti, amici), le limitazioni del gioco all’aperto, la sospensione scolastica, l’interruzione dello sport, nonché la preoccupazione del “virus” che non si vedeva, ma era ovunque, fuori e intorno a noi.

Questa situazione di preoccupazione e isolamento forzato ha determinato una condizione di stress, con ripercussioni non solo sulla salute fisica, ma anche su quella emozionale-psichica, tanto per i figli, quanto per i genitori.

Come evidenzia anche l’indagine sull’impatto psicologico della pandemia Covid-19 sulle famiglie in Italia, promossa dall’Irccs Giannina Gaslini di Genova (Giugno 2020), i sintomi più frequenti di cui hanno sofferto le bambine e i bambini, sotto i 6 anni, sono i disturbi del sonno (paura del buio, risvegli notturni, difficoltà di addormentamento), gli attacchi d’ansia (inquietudine, ansia da separazione) e l’aumento dell’irritabilità.

Mentre tra i bambini e ragazzi, dai 6 e 18 anni, è prevalsa la sensazione di mancanza d’aria e alterazione del ritmo del sonno, oltre che un’aumentata instabilità emotiva con irritabilità e cambiamenti del tono dell’umore. Lo studio evidenzia che il livello di gravità dei comportamenti disfunzionali dei bambini e ragazzi è associato al grado di malessere dei genitori.

È importante oggi essere consapevoli di quanto le misure assunte dal governo di chiusura e isolamento, che pure hanno messo in sicurezza la salute delle famiglie italiane, abbiano pesato molto sui bambini e adolescenti.

E’ necessario dunque accompagnarli a recuperare soprattutto la fiducia nell’esterno, per ridurre la paura del contagio, consapevoli che si può uscire da quest’esperienza, che probabilmente ricorderanno per tutta la vita, che si può combattere e vincere anche una battaglia difficilissima come quella che abbiamo condiviso contro il coronavirus.

L’integrazione professionale e dei saperi che la Cooperativa Alint ha sempre realizzato nei suoi interventi, si rende oggi ancora più importante al fine di arrivare a realizzare un intervento sull’infanzia e sull’adolescenza integrato e multiprofessionale. In relazione con i nuovi contesti.

Oggi più che mai va ripensato l’intervento riabilitativo non solo nelle modalità esecutive (telematico o in presenza), ma anche in quelle relazionali: si deve tenere conto dell’annullamento della significatività delle espressioni facciali, del contatto corporeo, così importante per i bambini. La qualità dell’interazione comunicativa e comportamentale del setting terapeutico, la possibilità di esprimere le emozioni solo linguisticamente e non più con le espressioni e/o con i sorrisi o con contatti corporei (abbracci, carezze ecc.) ci obbliga alla generazione di inedite modalità comunicative che dovranno necessariamente passare per una iper-produzione del parlato. Come trasformeremo il linguaggio del corpo e il contatto empatico? E come sostituiremo l’espressività del volto, vero hub di interazione sociale?

L’integrazione e il continuo confronto tra le diverse esperienze e specialità, si pone ancora come l’unica fonte di nuove idee per un futuro che non ci aspettavamo.

Roma, 25 Giugno 2020

Daniela Barberini

Logopedista

Presidente Studi Alint – Logopedia Integrata

www.logopediaelinguaggio.it

Ottavia Galiero

Psicologa – Psicoterapeuta

Vice-Presidente – Associazione C.R.eT.A.

www.cretatessiture.it