Qual è il ruolo degli adulti per “saper essere” Comunità Educante?

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Fase 2 “Tana Liberi tutti, ma non troppo!” E ieri? E Domani?

Cosa è successo e cosa succederà? Cosa possiamo fare per i giovani e per Noi?

E’ facile camminare insieme in una giornata di sole,

ma è nei giorni di pioggia che capirai

chi è disposto a bagnarsi con te

Jim Morrison

Sono un Educatore e coordino un Centro d’Aggregazione Giovanile a Roma, attualmente chiuso causa Covid 19.

Lavoriamo da remoto da:

IERI

Dal 5 Marzo, seguono direttive a cui rispondiamo in maniera tempestiva a garanzia di utenti e lavoratori a partire da accesso limitato, norme igieniche scrupolose e distanziamento: già questo è snaturare un CAG ma “r-esistiamo”!

Dal 9 Marzo, il Centro chiude a seguito di Direttive per il contrasto ed il contenimento sull’intero territorio nazionale del diffondersi del Covid 19. Ci fermiamo per riflettere!

Inviamo una mail al Municipio con proposta di organizzazione del lavoro del Centro a distanza al fine di supportare e di svolgere al meglio l’azione sociale e di sostegno agli utenti: adolescenti, giovani e alle loro famiglie in questo momento di tensione, doveroso e responsabile isolamento sociale. Tra il 9 e il 16 marzo, l’equipe programma una serie di azioni da mettere in campo e resta in continuo contatto con l’utenza informando e sondando gli interessi dei giovani e le prime reazioni alle misure restrittive. Settimanalmente produciamo tutorial (musica, arte, cinema, teatro, qi-gong, ecc.), condividiamo link utili (cinema, arte, musica, film, libri, musei, ecc.), organizziamo meeting, spazi di ascolto, didattica a distanza, giochi di ruolo. Con il passare del tempo gli appuntamenti diventano giorni fissi. La risposta dell’utenza conferma come tali momenti possano risultare di notevole sostegno e supporto e diamo un segnale di continuità e vicinanza dei servizi.

Ma un’azione educativa va monitorata di continuo, va pensata e rimodulata; ci si deve porre continuamente domande anche durante il fare, prestare ascolto attivo ed empatico, accompagnare e non sostituirsi, stimolare e sospendere il giudizio, accogliere, valorizzare, curare, scontrarsi…. Relazionarsi!

Ho sempre avuto dubbi sui social, perché li considero una forma di relazione mediata, poco autentica, spesso pericolosa e fino a due anni fa WhatsApp, per fare l’esempio più lampante, era per me uno sconosciuto; ora è diventato un mio collega che mi accompagna dalla mattina alla sera. Cambiata quindi idea? No o almeno non del tutto. Tutti gli strumenti che in questo momento stiamo utilizzando sono soltanto funzionali a non perdere la relazione con l’altro. La considero una risposta all’emergenza e spero che, in particolare dai “decisori”, sia percepita così perché altrimenti, qualora domani diventasse la normalità, allora sì che dovremmo preoccuparci! La relazione in presenza, il contatto visivo non mediato, il condividere uno stesso spazio, non virtuale, manca incredibilmente!

Tra fine Marzo ed Aprile, cominciamo a notare che alcuni ragazzi è come se iniziassero ad “accusare” l’isolamento, sia per quanto riguarda gli impegni scolastici, sia da un punto di vista emotivo.

Sempre più impegnati con la didattica a distanza (DAD) che comprende: video-lezioni, interrogazioni e compiti. Molti esplicitano un sovraccarico e quasi un rigetto nell’utilizzo di internet e dei social. Sembra non esistano più confini tra scuola e tempo libero, tra spazio “pubblico” e “privato”. Non capita di rado che alcuni nostri appuntamenti programmati di pomeriggio, debbano essere spostati a causa degli impegni con la scuola (compiti o interrogazioni).

Dal punto di vista emotivo, percepiamo atteggiamenti che vanno da un momenti di umore triste/malinconia a reazioni propositive/attivazione.

Ripensiamo quindi gli spazi virtuali di gruppo, lasciando sempre più parte del tempo degli incontri alla condivisione dello stato d’animo, all’ascolto attivo e al supporto emotivo e…. al GIOCO! Aumentiamo inoltre le telefonate al singolo, in particolare per chi non “sentiamo” nei gruppi.

OGGI

Continuiamo a “camminare” con molte domande e molte riflessioni; fare sì, ma con la certezza che non è e non sarà facile. Come adulti siamo chiamati a “fermarci ed esserci”.

Fermarci, esserci e relazionarci: queste dovrebbero essere le parole d’ordine per gli adulti e non parlo solo di chi esercita la professione di insegnante, assistente sociale, educatore, psicologo, esperto, etc… I giovani probabilmente saranno la generazione che più subirà le conseguenze di questo isolamento, questo accadrà se noi adulti non saremo in grado di “accogliere” la possibilità di ri-definire il nostro ruolo: non dobbiamo e possiamo perdere quest’occasione, ma senza fretta, l’importante è cominciare!

DOMANI (Fase 2)

Continua il lavoro d’equipe, con il colleghi del territorio, con i genitori e soprattutto con i ragazzi!

Luigi Infantino – Cooperativa Sociale “Meta”

https://meta.coop