Casa Glo è un servizio della Cooperativa Sociale L’Orsa Maggiore, che offre opportunità socio educative a circa 40 giovani con fragilità, disabilità di lieve e medio grado, che vengono per imparare cose nuove, stimolare le competenze cognitive e non, vivere una vita sociale appagante.
In questi anni, il servizio Casa Glo, situato in un bene confiscato alle mafie affidato alla nostra organizzazione, operativo dal 2013, ha portato avanti con convinzione che le relazioni, l’essere in gruppo, gruppo di pari, gruppi allargati, composti dalle famiglie, dagli studenti che frequentano il servizio, da amici della cooperativa che appoggiano il nostro lavoro sia il fattore principale che contribuisce al benessere delle persone.
I ragazzi di Casa Glo sono giovani arrivati da periodi di isolamento e da situazioni in cui spesso frequentavano solo la famiglia ristretta, avendo ridotto dopo la scuola le relazioni con il mondo esterno al minimo. L’essere insieme ai propri compagni e/o alle persone che frequentano il servizio, grazie a interconnessioni volute per sviluppare l’inclusione e l’integrazione sociale, l’essere in giro per la città a fare esperienze di utilizzo del tempo libero, andare al cinema, fare shopping o al pub con gli amici, ha notevolmente migliorato il loro stato psicologico e benessere emotivo.
Quando è scoppiata l’Emergenza Covid, abbiamo offerto il servizio in presenza fino a quando le restrizioni messe in atto dalla normativa vigente lo hanno reso possibile. A metà Marzo abbiamo dovuto interrompere le attività in presenza.
Il lock down per i giovani di Casa Glo e per le loro famiglie ha rappresentato una brusca interruzione di una routine sicura costruita con tanta fatica e un ritorno all’isolamento. Per molti ragazzi è stato difficile comprendere il perché di questa interruzione, complicato riadattare la propria vita a questa emergenza e soprattutto faticoso poter gestire il carico emotivo: “Ogni giorno Chiara mi chiede perché non può tornare a Casa Glo, perché non può stare con i suoi amici. Mi dice che non è giusto stare sempre a casa con mamma e babbo … “; “in questi giorni Lucia, mamma di Mena, mi ha raccontato che in questa quarantena, anche in pieno lock down, è dovuta uscire quasi tutti i giorni per andare all’ Edenlandia (parco giochi) e mostrare alla figlia che purtroppo non era una sua scelta quella di stare a casa”.
Per continuare ad esserci, l’equipe ha proposto diversi tutorial: attività motoria, manualità, giochi, cucina, cognitivo, emozioni, teatro. La sorpresa, da parte dell’equipe, è stata il grado di partecipazione dei ragazzi e delle famiglie; la maggior parte ha infatti seguito e risposto alle sollecitazioni con entusiasmo. Periodicamente, inoltre, i ragazzi sono stati contattati a piccoli gruppi attraverso WhatsApp, per facilitare la relazione tra di loro, monitorare il loro stato d’animo e mantenere vivo il rapporto. Gli incontri in videochiamata sono stati carichi di emozioni.
La situazione non è stata semplice per le famiglie e per i ragazzi; alcuni di loro esprimono ancora note di rabbia e/o tristezza, altri hanno difficoltà a dormire o al contrario a svegliarsi in orari mattutini.
Iniziata la Fase 2, la Cooperativa si è organizzata per riaprire il servizio e trovare un modo per far convivere la necessità di stare insieme con le misure di sicurezza, che devono essere rispettate per tutelare i ragazzi e gli operatori.
Si è lavorato con le famiglie, i giovani e gli operatori per comprendere esigenze, rischi e opportunità. Con chi ha accolto la proposta di partecipare in presenza si è svolto un lavoro preparatorio all’incontro con i DPI.
Attualmente il servizio, aperto dalle 8 alle 15, è frequentato da massimo 8 ragazzi, divisi in due ambienti molto ampi. L’orario di ingresso e di uscita è stato sfalsato per permettere il triage all’accesso e seguire le norme di sicurezza. Ogni ragazzo ha la sua postazione e deve essere ad una distanza di 4 metri dai compagni.
I ragazzi che hanno ripreso le attività in presenza stanno reagendo bene alle norme di sicurezza e riescono a mantenere sia la mascherina che le distanze richieste, denotando una consapevolezza del rischio che possono correre, sicuramente assimilato in questi mesi di chiusura e di preoccupazione familiare.
Non tutti i giovani di Casa Glo sono tornati a frequentare le attività in presenza; molte famiglie e giovani hanno ancora paura per la trasmissione del virus; alcuni genitori sono anche reticenti per evitare la frustrazione nei loro figli dovuta al distanziamento, che per alcuni è molto complesso da mantenere. Per chi quindi non ha ripreso le attività in presenza, sono stati attivati laboratori in remoto, per non lasciare soli i ragazzi e le famiglie e creare un’alternativa che possa tenerli occupati. Solo alcuni di questi ragazzi riescono durante i laboratori a costruirsi un momento privato, purtroppo altri invece, a causa della loro fragilità, non riescono a vivere le attività da remoto. Se in un primo momento il tutorial e il lavoro in remoto è stato visto come una opportunità per tenere impegnati i figli, ora che la fase due è iniziata e quindi c’è una maggiore possibilità di movimento, questo tipo di lavoro è diventato più impegnativo per le famiglie e la loro organizzazione interna.
Una riflessione rispetto alle modalità attuali di lavoro: riteniamo sia fondamentale per giovani con fragilità, che già in una condizione di normalità pre-covid faticavano a costruirsi un’identità personale, privata, ritornare tutti a poter vivere uno spazio individuale, autonomo, in cui ritrovarsi attori principali delle azioni che compiono, delle relazioni che instaurano e responsabili dei modi, nel bene o nel male, in cui agiscono.
I giovani che sono tornati a vivere Casa Glo hanno dimostrato di avere molte risorse , affrontando con maturità la ripresa delle attività in presenza, mossi dalla voglia di essere fisicamente con i loro compagni, anche se un po’ lontani.
L’andamento positivo di queste prime settimane ci ha consentito di iniziare a progettare una programmazione estiva per aumentare la proposta a giovani e famiglie.
Napoli, 5 Giugno 2020