Sono una ragazza che frequenta il quinto anno del Liceo Classico di Roma, che fino a Marzo doveva affrontare la temutissima maturità, ma negli ultimi mesi si è trovata a dover fare i conti – come tutta la popolazione italiana, se non mondiale – con la pandemia.
Questo “imprevisto” ha ovviamente cambiato radicalmente il modo di studiare, di insegnare, di fare scuola.
Le settimane della didattica a distanza sono state difficili, è stato necessario ripensare completamente il nostro approccio alla scuola, ma anche il nostro approccio all’esame.
Inizialmente, non avevamo alcuna indicazione precisa e solo un paio di settimane fa il Decreto è stato definitivamente approvato. Mi avvio verso questo esame, verso una prova che dovrebbe conclamare la mia crescita durante anni di faticosi studi e che probabilmente rimarrà impressa nella mia memoria come una delle pietre miliari della mia giovinezza, con un forte senso di confusione e inadeguatezza.
Questo avviene perché le informazioni sull’esame “adattato” a questa situazione di emergenza sono state tardive e sinceramente poco specifiche, ma soprattutto perché la didattica a distanza – e l’ostruzionismo verso le lezioni online messo in atto da alcuni professori – ha seriamente danneggiato quella che avrebbe dovuto essere la mia preparazione.
La Prova di Maturità nel corso degli ultimi anni, è stata cambiata più volte, ma quest’anno lo stravolgimento è stato globale, sia nelle modalità – solo una prova orale, che nei contenuti oggetto della discussione.
I maggiori cambiamenti riguardano il peso dato al Progetto di Alternanza Scuola-Lavoro (PCTO), che è sempre stato trattato con una certa superficialità, con la consapevolezza che fosse qualcosa di secondario e spesso ciò si è riflesso nella scelta di attività totalmente impertinenti rispetto alla natura del mio liceo; e la Cittadinanza e Costituzione, che è stata affrontata per sole cinque ore complessive in tutto l’anno scolastico.
Eppure, quest’anno queste due componenti hanno un peso rilevante sul punteggio dell’esame!
Inutilmente, ci siamo preparati alla sostituzione della seconda prova, che nel caso del liceo classico era un elaborato basato sulle conoscenze di greco e latino; idea che di per sé ho personalmente trovato stimolante, ma per la quale non eravamo assolutamente preparati e con la quale non ci eravamo mai cimentati. Poi c’è il colloquio interdisciplinare (compresa la sezione dedicata all’analisi del testo di italiano), forse la sezione più coerente con i miei studi, ma penso che sia veramente troppo poco incisivo sull’esame nella sua interezza; quella che invece ho ritenuto essere una scelta centrata e appropriata è stata la rivalutazione del punteggio dei crediti, proprio perché in teoria riconosce le difficoltà di questo quadrimestre e valorizza il percorso degli studenti durante il triennio.
Nel complesso, in questo cambiamento inaspettato, mi sento trafugata di un’esperienza, di emozioni e di un’opportunità di testare i miei limiti che mi viene parzialmente negata da questo esame a prova di COVID, che trovo assolutamente non rappresentativo del mio percorso liceale.
Adesso, mi rendo conto che l’esame di quest’anno non sarà come era stato immaginato, non sarà carico di quell’emotività sentita nei racconti della storia degli esami di maturità; emotività che non ho provato neanche il mio “ultimo giorno di scuola”, nel salutare i professori e i compagni con cui ho condiviso nel bene e nel male un lungo viaggio.
Il nostro non è un esame facilitato, perché questo non è stato un anno scolastico semplice. C’è stato bisogno di un impegno, a livello emotivo e di concentrazione, per non isolarsi dal mondo e ci sarà bisogno di impegno per affrontare la maturità. Anche se l’esame non offre le possibilità di crescita personale che dovrebbe, i maturandi di quest’anno sono stati soggetti ad una crescita da un lato forzata, ma dall’altro spontanea, ricercata, costruita, che è stata originata dai lunghi e solitari mesi di quarantena.
Roma, 16 giugno 2020
Scritto da una maturanda 2020