“Adolescenti… in cerca di senso”

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Se ci fermiamo un momento a guardare gli adolescenti, potremmo chiedere loro come stanno, cosa stanno facendo, cosa pensano e soprattutto come vivono l’idea di essere in una situazione di “pandemia mondiale”.

Nel loro quotidiano, si è tradotto nell’impossibilità, da un giorno all’altro, di frequentare la scuola, vedere i propri amici, uscire di casa, fare sport e movimento.

Da settimane si ritrovano “chiusi” nelle loro stanze e per molti, purtroppo, non è una grande novità, sono i ragazzi cosiddetti “ritirati sociali”, che già non frequentavano la scuola e si tenevano lontani dalle relazioni con i coetanei.

Oggi però siamo tutti “ritirati”.

Come si stanno adattando gli adolescenti a questa nuova modalità?

Per i più fortunati, la stanza è uno spazio autosufficiente, dotato di ogni comfort, collegamento con l’esterno, rete wi-fi, pc, tablet, smartphone, console. Questi sono i ragazzi che riescono a mantenere un contatto con i loro amici “virtuali e non” (compagni di classe, amici del palazzo, quartiere, sport, oltre quelli conosciuti in rete, con i videogame, che molto spesso sono gli amici a cui sono più legati).

Per gli altri, chi non ha la rete e i relativi supporti digitali, la vita nella stanza è molto più noiosa e faticosa, il tempo non passa, altro che “stanza dei desideri” è la stanza della reclusione forzata. Possono fare affidamento solo sullo smartphone, per sentirsi connessi con gli altri, ma non sempre è facile collegarsi alle lezioni online della scuola, chattare con la classe, scaricare i compiti, partecipare alle video-conferenze. Una solitudine indotta.

Per fortuna, molte scuole stanno provvedendo a consegnare a questi ragazzi tablet – pc – giga, per farli accedere alle piattaforme gratuite.

Ritornando ai loro volti, alle loro espressioni, che possiamo incontrare, quando siamo fortunati, nel corridoio, in cucina al momento dei pasti, la sera in salotto davanti a un film o molto più facilmente attraverso uno schermo per un collegamento virtuale (in questo sono molto disinvolti), non sempre ritroviamo volti arrabbiati, preoccupati, ansiosi, agitati, insofferenti. E’ come se ci fosse una sorta di “spontanea e flessibile adattabilità al momento critico”, come se avessero trovato un modo per andare avanti, per stare a galla, per farcela, per sopportare la distanza dagli amici (che sentono come il torto più grande che hanno subito).

A questo punto, forse è un po’ troppo chiedergli anche di essere “felici” e contenti di stare con i propri genitori, 24 ore su 24, di non litigare, di non discutere su ogni cosa.

Preserviamo piuttosto i loro spazi, tempi e modi, tolleriamo gli sbalzi d’umore e nervosismi, stanno già dimostrando ogni giorno di essere cittadini responsabili e di rispettare l’ordinanza ministeriale di #iorestoacasa, di frequentare le lezioni online e di studiare, nonostante la didattica a distanza non sia sempre funzionante.

Proviamo a metterci nei loro panni, proviamo a dare un senso a tutto quello che stanno vivendo, non ci isoliamo dentro casa, incontriamoci nel dialogo e nel confronto, alla ricerca di una continuità con la vita che abbiamo sospeso e che presto torneremo a vivere.

Vi invitiamo a raccontare le vostre esperienze su:

        fbcretatessiture

          info@cretatessiture.it

                                                                                                                                   Roma, 2 aprile 2020